Passeggio #4


Una foto a caso in un giorno a caso. E ché caso! Non è che sia granchè. C’è pure una gran calura con una media di 36 gradi all’ombra. Ecco perché non si vede anima viva. Credo siano tutti da Tezenis in fondo, a salvarsi dalla canicola. Quando fa caldo vanno tutti a condizionarsi dalle grandi marche. Fresco gratis per tutti.

Brutta?


Non capisco tutta questa costernazione e gran parlare in merito alla modella di Gucci. Forse mi sono perso qualcosa. Nel senso: tutti a interpretare e dire la propria su questa ragazza quando è già da una vita che tra gli stilisti esiste una vera e propria corrente estetica dedicata a modelle “brutte”. Sarà che il brutto è più intrigante e meno rassicurante del consueto canone ma in ogni caso basta solo fare una veloce googlata per vedere modelle anche più inquietanti aggirarsi per le passerelle. Qui invece pare che le cose inizino a esistere solo quando vengono catturate dall’attenzione dei social e date in pasto a quel gran tritacarne di opinioni che sono Facebook e affini …

Una traccia del tuo passaggio


In Italia Franco Vaccari teorizzò l’uso della fotografia istantanea e del video come strumenti che permettevano di “catturare” l’azione in tempo reale: alla Biennale di Venezia del 1972 la sua sala personale conteneva solo una cabina per foto istantanee e la scritta sul muro: “Lasciate una traccia fotografica del vostro passaggio”. Durante i mesi di apertura della mostra si vide crescere sui muri una sorta di affresco spontaneo e collettivo costituito dai visi e dai gesti che migliaia di persone lasciarono a testimonianza del loro passaggio. In seguito Vaccari passò a studiare, più analiticamente, quello che chiamò “l’inconscio tecnologico” della fotografia: quella parte dell’immagine che sfugge allo stesso fotografo(la cui attenzione è direzionata mentre scatta) e solo l’impassibilità del mezzo sorprendentemente rivela.

Neve sulla costa


Continua l’opera di riciclaggio dei vecchi post che si trovavano sul vecchio blog. Oggi mi son fatto prendere dalla nostalgia e ho rispolverato questo articolo che mi vede alle prese con una anomala nevicata dei primi mesi del 2010. Mi sembrava alquanto logico pubblicarla in piena estate, come spietata legge di contrappasso, visto che in questi giorni tral’altro si schiatta dal caldo …

Neve sulla costa.

Oggi è una di quelle giornate in cui spunta un timido sole dopo secoli di maltempo, la primavera sembra quindi essere alle porte. In linea teorica è già incominciata. Proprio oggi in questa giornata di sole terso mi sento di parlare della neve che nel mese di Gennaio ha imbiancato le mie zone. Non che sia una neve particolare, non una nevicata da spezzarsi le ossa ma comunque nel suo piccolo è stato un evento di ragguardevole importanza se teniamo conto che nella mia città non nevica manco a fargli la danza!

Parlo della nevicata perchè è la prima che mi godo in tutta tranquillità, se vogliamo, anche perchè il mio status di disoccupato cronico mi concede questi piccoli piaceri della vita alla faccia di chi la neve la spala. E’ incredibile constatare con quanti stati d’animo ci si può accostare allo stesso evento. Per esempio in un giorno lavorativo uscendo dal portone di casa avrei maledetto il cielo e tutta la volta aurea del creato vedendo neve e ghiaccio a profusione, non che avessi qualche cosa contro la neve in sé, ma l’idea di dover pattinare con la mia auto per i 15 chilometri che mi separano dal lavoro mi sarebbe risultata alquanto pruriginosa. Una buona imbiancata ora che sono a spasso mi è parsa un’ottima occasione per rifarsi un po di tono e per godere appieno delle qualità tonificanti di una buona passeggiata. Tutto ciò con la mia fida macchina fotografica compatta che mi ha sempre dato delle soddisfazioni.

Appena alzato ero in uno stato di febbrile insofferenza, come quando ci si sveglia la mattina da bimbi con la consapevolezza sia di saltare le lezioni sia di godersi un giorno di giochi sfrenati a spasso per il manto nevoso. Prendo la mia HP e mi fiondo giù per le scale. Con mio sommo stupore noto che quando nevica i primi ad uscire sono gli anziani. Te li ritrovi barcollanti e sbottanti, reduci di un’esplosione atomica mentre cercano di stare in piedi tra i lastroni che disseminano il terreno. La luce illumina l’andamento incerto dei passi mentre parlano tra di loro della nevicata del ’32, alcuni ricordano, altri fingono di ricordare. Per quello che mi riguarda scarto gli anziani aggrappando saldamente il piede in una zona del selciato risparmiata dal ghiaccio, riesco a malapena a stare in piedi io! Gambe in spalla e risalgo il corso che sembra una pista da sci con tanto di bandierine e baristi con vassoio che arrancano tra i tumuli. Arrivo in piazza dove vengo colto da frenesia dello scatto.

Fotografo di tutto, dalla fontana al palazzo ducale, ai ciottoli innevati e scambio per sbaglio un pupazzo di neve per un bambino chiedendogli scusa per averlo urtato. E non sono il solo, altri disperati arrancano per accaparrarsi angoli suggestivi e scattare foto digitali che non stamperanno mai. A me succede così. C’è anche chi è più professionista con degli apparecchi su cavaletto con obiettivi da paura. Non mi scoraggio e stufo dell’affolamento della piazza mi tuffo in una via laterale per svoltare verso il mare. Il lungomare è tutto un tripudio di brillantezza, mi stropiccio gli occhi dal fastidio e dal riverbero del sole sulla neve ma lo spettacolo è grandioso e insolito. C’è comunque chi non rinuncia alle abitudini, chi porta a spasso il cane, chi fa stoicamente Jogging infischiandosene delle condizioni avverse.

Qui la neve sul marciapiede è ancora più gelata e si fa fatica a stare in piedi, decido quindi di avanzare verso la spiaggia. Arrivo sulla battigia sgombra da neve come un sanbernardo con la borraccetta di liquore e la lingua di fuori. Inizio pure a vederci doppio sia per il riflesso sia per la stanchezza e sfiancato mi accoccolo su un invitante sgabello di neve che sembra puntarmi. La spiaggia così mezza innevata sembra il ventre maculato di una vacca, il mare uno spettacolo unico, mi fisso su di un punto e comincio a osservarlo come un monomaniaco quando mi accorgo di avere ancora la mia fedele HP in saccoccia. Il panorama merita uno scatto, mi alzo scrollandomi la neve dalle chiappe e mi accorgo che la batteria è scarica …

La foto del giorno


 

Banksy (Bristol, 1974 o 1975) è un artista inglese.
È uno dei maggiori esponenti della street art. Si sa di lui che è cresciuto a Bristol ma la sua vera identità è tenuta nascosta. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica. La tecnica che preferisce per i suoi lavori di guerrilla art è da sempre lo stencil, che proprio con Banksy è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artists di tutto il mondo. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest, e a seguire nelle maggiori capitali europee, notevolmente non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensati come le gabbie dello zoo di Barcellona. Nonostante la recente fama mondiale, e le notevoli quotazioni delle sue opere, Banksy continua a rimanere fuori dallo starsystem e a preferire la sua arte in mezzo alla gente comune.

Tratto da Wikipedia